Lipari – La via principale inizio ‘900

La città di Lipari

Questo contrasto fra la vita che si conduceva nella città e nei nuclei più popolosi e la vita delle campagne umile ma serena e cadenzata dal ritmo delle stagioni, dovette influire con poco sulla adolescenza e la gioventù di Giovanna rendendola sensibile alla riflessione ed alla introspezione e quindi ai valori umani e spirituali.

Giovanna non amava molto la scuola non solo per la fatica per raggiungerla e del fatto che a Lipari, con le sorelle, doveva sobbarcarsi la cura della casa, ma anche perché le cose che insegnavano non la interessavano molto. Va bene imparare a scrivere e a leggere, va bene imparare a fare di conto, ma tutte quelle poesie da studiare, quelle letture francamente irreali, quei problemi assurdi. Lei di interessi ne aveva tanti, ma non erano quelli che si affrontavano a scuola.

A Giovanna, Lipari non mancava. Si trovava bene nella quiete e nella tranquillità di Pirrera. Lipari voleva dire il frastuono di chi vanniava per le strade, i vicoli sempre sporchi e col rischio che, girando l’angolo, ti trovavi di fronte a un coatto ubriaco, le strade dove scorrazzavano bande di proietti,cioè di bambini senza famiglia a cui una volta – così raccontava la mamma – provvedeva in qualche modo il vescovo e, da quando c’era l’Unità d’Italia, non ci pensava più nessuno, e se ne andavano sporchi e seminudi in giro chiedendo l’elemosina.

Una volta aveva chiesto ad Assuntina, la sorella più grande, se erano questi i poveri. Sì, le aveva risposto la sorella, ma esistono poveri che conducono la loro vita con dignità e decoro e altri, invece, che si abbandonano al degrado e all’abbrutimento. Allora la povertà diventa miseria.

No, non era bello vivere a Lipari e, quando andavano a scuola, percorrevano le strade quasi di corsa da dove abitavano – n’tu strittu a Sena – fino alla scuola. E, una volta finite le lezioni, di nuovo a casa, sempre di corsa.

3.Stupore e spiritualità in Giovanna