Istituto 6

In America Latina oltre l’assistenzialismo

Brasile – Bambini in attesa di adozione

Un progetto missionario

E’ in queste realtà che hanno operato ed operano le suore con un impegno rivolto soprattutto ai bambini in difficoltà ed alle loro famiglie. E proprio in Brasile ed in Perù le Suore Francescane dell’Immacolata Concezione di Lipari hanno voluto dar vita ad un progetto missionario caratterizzato da una evangelizzazione che supera i limiti della semplice assistenza e si propone di promuovere cultura e capacità organizzativa a partire dai più piccoli per raggiungere poi le famiglie.

Al passo con la più grande tradizione di emancipazione dei “dannati della terra” e con “la pedagogia degli oppressi”1, le suore coniugano insieme istruzione e formazione ad un lavoro qualificato per superare una realtà sociale arretrata dove il problema non è solo quello di garantire il cibo, ma di preparare cittadini capaci di cambiare radicalmente la storia della propria terra.

E per testimoniare che questo è possibile e nessuno è tagliato fuori in partenza da un processo di autoemancipazione, l’Istituto ha scelto l’autofinanziamento e ogni suora si è assunta la responsabilità di garantire, con il proprio lavoro, la vita della missione che le è affidata.

Oggi l’Istituto conta in Brasile tre case – a Cravinhos, a Jaboticabal, una ottantina di chilometri a ovest di Cravinhos, e a Brodoswi – ed altre tre case in Perù: Lima, Piura – la capitale della regione Miguel Grau – a nord, sulla costa e a S. Miguel de El Faique ancora più a nord di Piura.

Una significativa esperienza è quella di Cravinhos, così come ci è riportata sul sito di “Aiutare i bambini”1. Come in molte altre città del Brasile, anche qui, il contrasto fra il lusso dei quartieri alti e la desolazione delle favelas rende evidente la lacerazione del tessuto sociale. Nella favelas la mancanza di spazi dignitosi e puliti dove abitare porta alla diffusione di malattie come la leptospirosi, le infezioni intestinali e l’epatite A.

Lo stato di promiscuità e di povertà incentiva gli abusi sui minori e la violenza. A causa della povertà delle proprie famiglie anche i bambini spesso lavorano o vengono abbandonati nella speranza che qualcuno si occupi di loro. Sono questi i “meninos de rua”, bambini che passano la maggior parte del loro tempo per le strade, in un ambiente di degradazione e violenza morale e fisica, costretti ad assumersi responsabilità da adulti, in quanto non hanno il supporto delle famiglie.

Questi bambini avrebbero la possibilità di accedere alla scuola pubblica, ma non hanno il tempo, né le forze, né la motivazione per continuare ad andarci in maniera costante. Le suore che operano in questo contesto hanno realizzato, in collaborazione col la rete di “Aiutare i bambini”2, un progetto di prevenzione per togliere i bambini dalla strada, tramite la creazione di un centro di attività educative.

Oggi in questo centro accolgono 210 bambini dai sei mesi ai sette anni ed una trentina di preadolescenti fra i sette ed i quattordici anni, che hanno così l’opportunità di cimentarsi con diverse attività, quali la pittura su tessuto, taglio e cucito, lavori artigianali, danza, teatro, musica e informatica ma anche la culinaria, la coltivazione dell’orto, l’artigianato.

Ogni attività non è solo l’occasione per acquisire tecniche e capacità ma anche per aprirsi a una consapevolezza sociale e più generale. Così l’orticultura è l’occasione per coscientizzare i bambini sull’importanza di proteggere e migliorare l’ambiente, formare dei cittadini e responsabilizzarli nei confronti di un futuro migliore, rispettosi delle relazioni tra gli uomini e la natura. Lo stesso discorso vale per la culinaria dove i bambini partecipano alla preparazione degli alimenti ma anche ne scoprono i valori nutrizionali, la capacità di prevenire e combattere le carenze e gli eccessi alimentari.

Il centro ha infatti anche l’obiettivo di essere un’integrazione nei confronti della scuola pubblica, non certo qualcosa che mira a sostituirla: per questo motivo esso rimane aperto anche durante i mesi di vacanza perché quello è il periodo in cui i ragazzi passano ancora più tempo per le strade. Oltre che ai bambini ed adolescenti l’attività delle suore si rivolge – in coerenza con la strategia più generale dell’Istituto di cui abbiamo parlato – anche alle famiglie.

A Cravinhos ne partecipano al centro circa 200, tutte con basso reddito, in situazioni di vulnerabilità o esclusione sociale, bisognose di opportunità per rafforzare i legami familiari, sociali e personali. A questa famiglie vengono offerte competenze, informazioni, azioni terapeutiche, perchè i componenti possano affrontare le avversità sociali che incontrano e divenire protagonisti, nel contesto familiare e nella società, della propria esistenza.

Attività similari vengono svolte nel centro di Jaboticabal dove però le suore si rivolgono ad una ottantina di bambini, adolescenti ed adulti di sesso femminile e ad oltre sessanta famiglie. Anche qui l’impegno è quello di fornire loro cure, alimentazione, educazione e assistenza pedagogica nel rispetto delle loro specificità e peculiarità, aiutandoli ad ampliare il loro universo culturale, sviluppando la socialità, le conoscenze, i valori, esplorando le attitudini e le potenzialità di ciascuno attraverso attività ludiche, artistiche e sportive.

1www.aiutareibambini.it .

2La Fondazione “aiutare i bambini” viene costituita formalmente il 18 Gennaio 2000 con atto pubblico e viene definito lo statuto. In data 20/09/2001 la Fondazione “aiutare i bambini” riceve il riconoscimento come ONLUS ed avvia l’attività di raccolta fondi in Italia, presso i privati e le aziende. Viene definito un metodo oggettivo per la selezione dei progetti di aiuto e per l’allocazione dei fondi raccolti. Parte anche l’attività di comunicazione con la realizzazione del Notiziario “aiutare i bambini”, nato con lo scopo di informare con trasparenza i sostenitori sulla destinazione dei fondi raccolti e sui risultati dell’aiuto dato.

1“I dannati della terra” è l’opera principale di Frantz Fanon che ebbe grande popolarità all’inizio degli anni ’60 perchè denunciava gli effetti perversi sui Paesi del cosiddetto Terzo mondo del modello occidentale di sviluppo. “Pedagogia degli oppressi” è un libro degli anni ’80 scritto da Paulo Freire che racconta la sua esperienza di emancipazione dal basso in America Latina.