3.Stupore e spiritualità in Giovanna
4.Povertà e miseria
La malattia di papà Peppe
A cominciare dal 1885, quando Giovanna aveva già 12 anni, papà era peggiorato. Giovanna era ora una signorina e queste cose le capiva. Sapeva che la malattia del padre, che lo costringeva sempre più a lungo a letto e quasi non andava nemmeno più nei campi a zappare, a potare, a badare alle viti e agli alberi, voleva dire che stavano diventando poveri.
Ed andava col pensiero a quelle scene di miseria che aveva visto a Lipari: uomini ubriachi barcollare per i vicoli, bambini sporchi e seminudi chiedere l’elemosina. E si interrogava se anche loro sarebbero diventati così.
Il pensiero della povertà e della miseria le tornava spesso alla mente. Ormai giovanetta, intorno ai 15 anni, partecipava con le amiche alla pigiatura dell’uva, che era – insieme alla macina delle olive – uno dei momenti conviviali e festosi della vita in campagna. Giovanna era riservata e taceva sempre.
“Dai confidati, chi è questo ragazzo? Qui ci conosciamo tutti…” le dicevano le amiche..
Io vorrei fare come ha fatto Gesù: andare in giro a parlare alla gente, consolare chi soffre, soccorrere chi ha bisogno… Ma com’è possibile?”.
Le amiche non sapevano che risponderle. Quei discorsi non li capivano, sembrava che Giovanna appartenesse a un altro mondo. E così, da quel giorno, non la stuzzicarono più. Anzi la guardavano con un nuovo senso di rispetto.