7.Giovanna diventa suor Maria Florenzia

8.L’esperienza di Pittsburg

La città di Pittsburg – Pensylvania

Un noviziato per ragazze italiane

A Sant’Antonio, padre Daniele una mattina chiede a Florenzia di fermarsi dopo la celebrazione della messa perché deve parlarle.

– La Custodia dell’Immacolata sta organizzando un gruppo di una decina di suore italiane per andare a Pittsburgh nella parrocchia “Nostra Signora dell’Ausilio dei Cristiani” per dar vita a un noviziato per ragazze italiane, per creare una comunità che si occuperà dei bambini dei nostri immigrati. Io ho pensato che voi potreste essere una di queste, suor Florenzia. Con i bambini ci sapete fare, avete quasi 30 anni ormai ed è l’occasione per mettere a frutto la vostra vocazione di operare a favore dei più poveri. Si tratta di svolgere un servizio alle famiglie di operai che altrimenti rischiano di essere attratti dai settlement houses, i centri di accoglienza, dei protestanti.

È un incarico di grande responsabilità, perché sarete tutte suore giovani che dovrete vivere in piena autonomia sotto la guida di una di voi. Pittsburgh, un centro industriale della Pennsylvania, distante da New York, circa 600 chilometri. In questi ultimi anni gli immigrati italiani, specialmente meridionali, sono cresciuti in grande quantità e si dice che siano ormai, nella zona, oltre 150 mila. Sono tutti braccianti e operai non specializzati che accettano qualsiasi tipo di lavoro e vivono in quartieri poverissimi. Fino a qualche anno fa, si trattava soprattutto di uomini che venivano da soli per fare un po’ di fortuna e mantenere le loro famiglie in Italia. Ma negli ultimi anni arrivano sempre più con le famiglie e, quindi, è sorto il problema dell’assistenza ai bambini.

A metà del 1903, l’esperienza ebbe il via. Le suore destinate a formare il convento chiamato di Santa Clara erano dieci e l’incarico di superiora e di maestra delle novizie fu dato a suor Eufrosina, che era l’unica del gruppo ad aver professato i voti perpetui. Florenzia, che aveva conosciuto suor Eufrosina ad Allegany e aveva stretto amicizia, venne da questa incaricata di seguire un gruppo di ragazze italiane per sincerarsi se avevano la vocazione per entrare in convento.

Florenzia era preoccupata. Dopo un primo momento di incertezza, aveva posto molte speranze in questa missione. Nei suoi lunghi momenti di preghiera e di ascolto, si chiedeva se la voce che aveva sentito quella mattina a New York – “Io ti farò superiora di una casa religiosa e ti proteggerò” – stava a indicare proprio questa vicenda. Eppure le cose non andavano bene. Spesso regnava nel convento una grande confusione.

Una sera del mese di agosto, dopo una giornata particolarmente convulsa, e più volte fra le suore, durante la discussione, si era alzata la voce, suor Eufrosina fece cenno a Florenzia che voleva parlarle.

– Voleva ringraziarti, suor Florenzia, perché fra tutte tu sei quella che ci invita sempre a mantenere la calma, non alzi mai la voce, cerchi di stemperare i contrasti. Ma ti sarai accorta anche tu che le cose non vanno. Dovevamo creare un noviziato e non abbiamo nessuna novizia. Ogni giorno la mia responsabilità diventa più pesante. Ho voluto parlartene perché so quanto hai tenuto a questa esperienza. Ma, credimi, è impossibile andare avanti così.

E proprio nell’autunno del 1904 arrivò un episodio che convinse non solo i superiori, ma anche la Delegazione apostolica di Washington a mettere fine alla vicenda.

Qualche tempo prima, nel mese di maggio del 1904, Florenzia aveva ricevuto la visita di sua madre a Pittsburgh. Era venuta con Angelina e Giuseppe perché avevano deciso di tornare in Italia. L’aria di New York non faceva bene a Nunziata e il dottore le aveva consigliato di tornare al paese di origine.

– Fra qualche settimana noi rientriamo. E, giunta a Lipari, vado a trovare il vescovo perché voglio che scriva chiedendo il tuo rientro. Mi dicono che a Lipari hanno bisogno di una suora per creare un nuovo istituto…

– Mamma, mamma. È possibile che voi decidiate senza mai sentirmi? Ormai io ho fatto la mia scelta e questa è la mia nuova terra. Qui ci sono tanti italiani poveri e bisognosi, tanti bambini che vivono nella miseria, tante donne senza dignità, più di quanti ce ne sono a Lipari. La mia vocazione è di servire i poveri e gli emarginati qui in America. Mi dispiace non potervi seguire. Salutatemi Lipari, i parenti e gli amici.

E, così dicendo, Florenzia si alzò ad abbracciare la mamma e i fratelli, ma Nunziata stringendo la figlia le ripete a voce alta: “Ti aspetto a Lipari”.

Quale era la volontà di Dio? Rimanere in America o tornare a Lipari? .

9.A Lipari nasce l’Istituto